Karate Goju-Ryu Shorei-Kan

=     = ryū

Gōjū-ryū (in Giapponese sta per “stile duro-morbido“, o “scuola (ryū) della durezza () e cedevolezza ()“) è uno dei principali stili del karate di Okinawa e rappresenta una combinazione di tecniche “dure e morbide”.

Go, che vuol dire duro/sodo, si riferisce a tecniche di mano chiusa con attacchi lineari e diritti; Ju, che vuole dire morbido/molle, assegna tecniche di mano aperta e movimenti circolari.

Maggiore enfasi viene data alla respirazione corretta. Il Gōjū-ryū utilizza metodiche che includono la fortificazione e il condizionamento del corpo, approcci di base al combattimento e esercizi con partner.

Karate Goju Ryu

Durante gli ultimi decenni, la diffusione e popolarizzazione del karate secondo concezioni puramente competitive ha causato una grande confusione a proposito di quest’arte marziale ed ha messo in dubbio la conservazione stessa della sua essenza.

A causa del gran numero di praticanti, infatti, l’evoluzione del karate ne ha provocato un notevole frazionamento tecnico. In Giappone si contano oggi trecento stili diversi, mentre ad Okinawa, considerata la culla del karate, rimangono essenzialmente solo le due scuole principali, il Goju-Ryu e lo Shorin-Ryu.

Il Goju-Ryu della scuola Shorei-Kan (scuola della cortesia e delle buone maniere) viene insegnato privilegiandone l’aspetto artistico, come avveniva ad Okinawa prima della diffusione mondiale di quest’arte, invece di quello agonistico. Il fine di questo karate, quindi, non è come vincere in gara, bensì come diventare persone migliori attraverso la pratica dell’arte.

Per usare un’immagine del maestro Toguchi, il karate Shorei-Kan è simile ad un fiore selvatico, che deve crescere tra mille avversità, piuttosto che ad un fiore di serra, più colorato e sgargiante ma sicuramente meno robusto. Per questo, il simbolo dello Shorei-Kan è costituito da un fiore di ciliegio.

Dal punto di vista tecnico, il karate Goju-Ryu utilizza posizioni basse ma corte, in grado di conferire grande stabilità, molti attacchi e parate di mano (sia chiusa che aperta), leve e manovre evasive, ma pochi calci. Si ritiene che l’importanza data alla stabilità della posizione e la predominanza di tecniche compatte siano dovute al fatto che ad Okinawa e nella Cina del Sud le vie di comunicazione principali fossero sull’acqua, e quindi le tecniche di karate dovevano essere efficaci anche in condizioni di precario equilibrio, quale quello che si ha su una piccola imbarcazione.

La Storia del Karate Goju-Ryu Shorei Kan

  1. Le origini del Karate
  2. Il Karate moderno
  3. La via del Karate Goju-Ryu

Le origini del Karate

Il karate Goju-Ryu nasce a Okinawa, come risultato della contaminazione delle arti marziali cinesi con le forme di danza e combattimento locali. Okinawa è l’isola principale dell’arcipelago delle Ryukyu, o Nansei, situate a metà strada tra la Cina ed il Giappone. A causa della posizione dell’arcipelago, i suoi abitanti avevano intensi contatti culturali e commerciali con la Cina, di cui il regno delle Ryukyu fu stato vassallo dal 1372 al 1609.

Per mantenere l’ordine, un gruppo di funzionari cinesi (conosciuto come le 36 famiglie) venne mandato a stabilirsi nella città di Naha già dal 1392, e trent’anni più tardi l’uso delle armi venne vietato su tutta l’isola (a questo proposito è utile ricordare che Okinawa era ricca di zolfo, necessario alla Cina per produrre esplosivi, ed in una posizione perfetta per divenire un importante nodo commerciale del Pacifico.Il divieto di usare armi diviene perciò ancora più comprensibile, soprattutto considerato il fatto che nel Quattrocento iniziavano a comparire sulla scena commerciale anche navi occidentali).

Nel 1609, il clan giapponese dei Satsuma conquista le isole Ryukyu, anche se mantiene nascosta la dominazione alla Cina, per paura di inimicarsi un così potente stato. Intuendo le disastrose conseguenze di un guerra aperta, i reggenti delle Ryukyu Haneji Choshu e Saion sfruttano il potere della diplomazia e delle buone maniere (non per nulla le Ryukyu vengono denominate shurei no kuni, “la nazione che segue il protocollo“).

Ma le richieste dei Satsuma, quali la tassazione obbligatoria di tutti gli abitanti dai quindici ai cinquanta anni rappresentano certamente misure impopolari (rimane ancora, nell’isola di Miyako-jima, la “pietra delle tasse“: secondo la legge, chiunque fosse più alto di tale pietra doveva pagare un tributo), e la sfortunata coincidenza di calamità naturali (come la tsunami del 1771, che uccise migliaia di persone e distrusse innumerevoli campi e villaggi) e carestie rendono la situazione piuttosto tesa.

Sebbene non apertamente ostili alla dominazione giapponese, gli abitanti delle Ryukyu organizzano tuttavia una rete di resistenza segreta all’autorità, in cui l’arte di combattimento indigena e quella cinese (il Kempo, tramandata per generazioni dalle famiglie di origine cinese ormai naturalizzate sull’isola di Okinawa) si fondono e si integrano in una nuova sintesi estrememente efficace (non dimentichiamo che i contadini di Okinawa dovevano difendersi con le sole mani e gli attrezzi agricoli dai samurai, che avevano ricevuto una educazione militare e possedevano buone armi e corazze). Questa arte di combattimento viene indicata come tote, o “mano cinese“.

Il Karate moderno

Alla fine del diciannovesimo secolo, per sottolineare la nuova identità di quest’arte marziale, il maestro giapponese Gichin Funakoshi sostituisce il kanji indicante “Cina” con quello che significa “vuoto“, approfittando del fatto che la pronuncia On (giapponese) dei due kanji è simile, cioè kara. Quindi il significato moderno del karate è “mano vuota” ad indicare il fatto che non si usano armi.

I due stili originari del karate, sviluppatisi nelle regioni di Shuri e di Naha, furono chiamati rispettivamente Shuri-Te e Naha-Te, e divennero in seguito gli stili Shorin-Ryu e Goju-Ryu di karate. (un terzo stile di combattimento di Okinawa, chiamato Tomari-Te, sfortunatamente ha avuto un minore sviluppo). Sebbene molti maestri di karate abbiano contribuito allo sviluppo di questi due stili, i maestri Anko Itosu dello Shuri-Te e Kanryo Higashionna del Naha-Te sono riconosciuti oggi come i padri del karate moderno.

Fino all’Ottocento, il karate consisteva di una serie di tecniche utilizzate per la difesa ed il combattimento, ma non possedeva un metodo di allenamento ed insegnamento. La trasformazione del karate da un insieme di tecniche (jutsu) ad una disciplina (do) vera e propria è dovuta in gran parte al maestro Higashionna.

La via del Karate Goju-Ryu

Per potere insegnare il karate nelle scuole secondarie di Okinawa, Higashionna introdusse, all’inizio del ventesimo secolo, un metodo di insegnamento che distingueva una fase di studio delle teniche fondamentali (kihon) ed una più avanzata (kaishu), basata sullo studio dei kata e delle loro applicazioni (kaisai). Inoltre, si ritiene che siano dovuti a Higashionna l’arrivo ad Okinawa del kata Seyunchin, di origine cinese, e l’enfasi data al kata Sanchin nell’insegnamento.

Il lavoro del maestro Higashionna venne proseguito dal suo allievo Chojun Miyagi, che distinse tre fasi dell’allenamento:

  1. gli esercizi principali (shutai undo), ossia le vere e proprie tecniche di karate;

  2. gli esercizi di preparazione (yubi undo), suddivisi in esercizi di riscaldamento (junbi undo) da effettuarsi all’inizio della lezione, ed esercizi di rilassamento (seiri undo) da effettuarsi alla fine;

  3. ed infine gli esercizi complementari (hojo undo) necessari per sviluppare la forza fisica, da effettuarsi a corpo libero (toshu hojo undo) o con attrezzi (kigu hojo undo).

Il maestro Miyagi modificò il kata Sanchin (che prima veniva praticato a mano aperta), rendendolo più semplice ed enfatizzandone la parte dura, e per compensare ciò creò il kata Tensho, più morbido. Infine, il maestro Miyagi creò i primi kata didattici del Goju-Ryu, i kata Gekisai dai ichi e dai ni, e introdusse l’esercizio irikumi. A questo punto, l’arte marziale da lui chiamata Goju-Ryu prendeva una forma definita.

Il lavoro del maestro Miyagi, purtroppo interrotto dalla sua morte improvvisa nel 1953, venne ripreso ed ampliato dai suoi allievi. Siccome il maestro Miyagi non aveva ancora designato un successore, i suoi allievi interpretarono ed ampliarono gli insegnamenti del Maestro Miyagi in direzioni diverse, creando le varie scuole di Goju-Ryu presenti al giorno d’oggi, tra cui la Meibukan (fondata da Meitoku Yagi), la Jundokan (fondata da Eiichi Miyazato) e la Shoreikan (fondata da Seikichi Toguchi).

La struttura della lezione attualmente utilizzata nella scuola Shorei-kan è quella impostata dal maestro Toguchi, e consiste di una fase di preparazione (junbi undo, chiamata anche daruma taiso), una fase principale (shutai undo) ed una di rilassamento (seiri undo), più una serie di tecniche complementari per rinforzare il corpo (hojo undo). Il maestro Toguchi inoltre introdusse esercizi di karate ritmico (risumo karate), da effettuarsi a tempo di musica.

Il nome dato al maestro Toguchi alla sua scuola ne descrive molto bene lo spirito. “Shorei-Kan“, infatti, significa “la casa del rispetto e delle buone maniere“. I Maestri Shorei-Kan, infatti, non sono allenatori votati alla ricerca del campione, ma soprattutto educatori. Per illustrare lo spirito Shorei-Kan è utile ricordare un aneddoto raccontato da Marion Tamano (5°Dan), riguardo il perchè scelse la scuola del Maestro Tamano in mezzo alle tante scuole di arti marziali disponibili a New York: “Era l’unico dojo davanti alla cui porta gli studenti si fermavano dopo la lezione a chiacchierare e a ridere“.

Il karate Goju-Ryu Shorei-Kan è basato sull’uso dell’energia interna, e possiede una forte componente tradizionale. Il cinema ha reso famoso questo stile con il film “Karate Kid“, ma la sua introduzione nel nostro Paese è piuttosto recente, essendo avvenuta nel 1982 ad opera del maestro Toshio Tamano.

Il Percorso del Goju-Ryu

Il programma di karate dello Shorei-Kan comprende lo studio dei kata classici e didattici, la pratica di kumite regolamentati come i bunkai e kiso kumite, e una serie di esercizi (Tandoku Hojo Undo e Kumite Hojo Undo) con la finalità di comprendere e affinare le tecniche di base (Kihon), e capire come queste possono essere applicate. L’applicazione delle tecniche apprese viene praticata con lo shiai kumite (combattimento libero, con protezioni) e l’esercizio irikumi (da effettuarsi però soltanto in presenza di un istruttore).

Contrariamente a quanto avviene in altri stili di karate, in cui ogni grado di allievo (kyu) corrisponde ad un colore di cintura diverso, nello Shorei-kan i colori sono soltanto tre: bianco, verde e marrone. Questi tre colori corrispondono a tre stadi di maturazione dell’arte marziale: le cinture bianche devono apprendere le posizioni e le tecniche di base, le cinture verdi iniziano a studiare i kata classici e di respirazione, mentre le cinture marroni studiano più approfonditamente i kata, i kumite e il programma didattico del karate per arrivare alla padronanza delle tecniche apprese.

Contrariamente a quanto si osserva in altre scuole di karate, i kata dello Shorei-Kan sono in numero limitato (2 kihon kata, 8 kata classici e 12 kata moderni) e a ciascun grado l’allievo approfondisce lo studio di un nuovo kata alla volta. Questo spirito deriva dal metodo di insegnamento del maestro Miyagi, che insegnava ai principianti soltanto il kata sanchin, passando alle altre tecniche solo quando fosse soddisfatto dell’esecuzione di questo kata. Questo metodo di insegnamento, piuttosto duro, divenne noto come “sanchin dei tre anni“.

Le cinture nere, a cui si richiede di conoscere e sapere insegnare tutto il programma di tutti i kyu, iniziano a studiare esercizi più complessi, come il jissen kumite, e successivamente il kaisai kumite (che rappresenta un koan di combattimento), in modo da arrivare a comprendere quale sia la tecnica più effìcace di attacco e difesa in qualunque situazione.

Questo percorso è simile a quanto si può osservare nell’apprendimento delle altre arti: pensiamo alla pittura, in cui l’allievo deve prima imparare a maneggiare matite e pennelli, e poi affrontare argomenti complessi come la prospettiva o la teoria dei colori, e poi ancora studiare a fondo l’opera dei grandi maestri, prima di potere arrivare alla padronanza dell’arte; una volta giuntovi, inoltre, le inclinazioni personali determineranno il percorso dell’artista, e lo condurranno ad approfondire lo studio di alcune tecniche per esprimere il suo io artistico.

Si pensi ad esempio a quanto un Maestro come Mondrian debba avere approfondito lo studio della teoria dei colori, o Leonardo da Vinci quello dell’anatomia! Similmente, un praticante di karate dovrà spesso ripensare all’efficacia del suo pugno, o di una particolare tecnica di parata, per arrivare alla vera maestria dell’arte.

Programmi d’esame Shorei Kan Goju-Ryu

10° kyu (1 mese)

Per: 9° kyu

Kata dai ichi

9 kyu (1 mese – 1 month)

Per: 8° kyu

Kata dai ni
Kata dai ni bunkai kumite

8 kyu (2 mesi – 2 months)

Per: 7° kyu

Fukyu kata dai ichi
Fukyu kata dai ichi bunkai kumite
Kiso kumite dai ichi

7 kyu (2 mesi – 2 months)

Per: 6° kyu

Gekisai dai ichi
Gekisai dai ichi bunkai kumite
Jodan ko uke
Chudan hiki uke
Gedan harai uke
camminata in Nekoashi dachi

6 kyu (2 mesi – 2 months)

Per: 5° kyu

Gekisai dai san
Gekisai dai san bunkai kumite
Kiso kumite dai san

5 kyu (3 mesi – 3 months)

Per: 4° kyu

Koryu kata Saifa
Kiso kumite dai go
Kihon kata Sanchin
Shiai kumite

4 kyu (3 mesi – 3 months)

Per: 3° kyu

Revisione del programma dal 10° al 5° kyu

3 kyu (3 mesi – 3 months)

Per: 2° kyu

Koryu kata Seyunchin
Tahineri jodan uke
Tahineri chudan uke
Tahineri gedan uke
Kihon kata Sanchin
Shiai Kumite

2 kyu (4 mesi – 4 months)

Per: 1° kyu

Gekiha dai ni
Gekiha dai ni bunkai kumite
Kiso kumite dai roku
Kihon kata Sanchin
Shiai Kumite

1 kyu (6 mesi – 6 months)

Per: Shodan

Revisione dei programmi dal 10° al 2° kyu
Shiai Kumite

1 dan (2 anni – 2 years)

Per: Nidan

Koryu kata Seisan
Kakuha dai ichi
Kakuha dai ichi bunkai kumite
Kiso kumite dai nana
Kihon kata Tensho
Shai Kumite shiai

2 dan (3 anni – 3 years)

Per: Sandan

Koryu kata Seipai
Kakuha dai ni
Jissen kumite dai ichi
Saifa bunkai kumite
Kiso kumite dai hachi
Kihon kata Tensho
Shai Kumite

3 dan (4 anni – 4 years)

Per: Yondan

Koryu kata Shisochin
Koryu kata Sanseiru
Seisan bunkai kumite
Kiso kumite dai kyu
Jissen kumite dai ni
Kihon kata Tensho
Shai Kumite

4 dan (4 anni – 4 years)

Per: Godan

Koryu kata Kururunfa
Hakutsuru-no mai
Seyunchin bunkai kumite
Kiso kumite dai ju
Jissen kumite dai san
Kihon kata Tensho
Irikumi

5 dan (5 anni – years)

Per: Rokudan

Koryu kata Suparinpei
Seipai bunkai kumite
Hakutsuru-no-mai bunkai kumite
Kaisai kumite (da 8 koryu kata)
Kihon kata Tensho
Rhythm bo dai san
Irikum

Posizioni e tecniche

Posizioni Tecniche Pugni Calci Percosse Parate Direzioni Anatomia

Posizioni (Dachi)

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Ashi orishiku Posizione semi-inginocchiata, con la gamba avanti piegata ad angolo retto e il ginocchio dietro appoggiato a terra. (anche tate-hiza; è la posizione utilizzata quando ci si toglie la giacca del gi prima di Sanchin).

Fudo dachi: Questa posizione viene usata dai lottatori di sumo; è simile allo shiko dachi ma i piedi sono girati completamente verso l’esterno.

Heiko dachi posizione a piedi paralleli, distanziati della larghezza delle spalle

Hachiji dachi: posizione naturale a piedi aperti

Hangetsu dachi: posizione a mezzaluna; simile al sanchin dachi ma più larga

Heisoku dachi posizione di attenzione a piedi uniti

Kiba dachi posizione del cavaliere (piedi puntati in avanti).

Questa posizione non viene usata nel goju-ryu ma è molto comune in altri stili di karate.

Kosa dachi posizione a gambe incrociate (posizione della cavallerizza)

Musubi dachi: posizione di attenzione con i talloni uniti e le punte dei piedi a 45° (anche metsubi dachi)

Nekoashi dachi: posizione del gatto

Renoiji dachi: posizione a L

Sagiashi dachi posizione della gru

Sanchin dachi: posizione a clessidra

Seiza posizione inginocchiata seduti sui talloni

Shiko dachi: posizione del cavaliere (piedi rivolti in fuori a 45°)

Shizentai posizione naturale

Teiji dachi posizione a T

Zenkutsu dachi: posizione lunga, gamba  avanti piegata, gamba dietro dritta.

 

Tecniche (Waza)

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Ainuke pugno e parata simultanei

Aiuchi colpi simultanei

Aiumi passo

Aiumiashi passo normale con il piede che avanza che descrive un semicerchio

Ashibarai: spazzata alle gambe

Atemi: colpo

Atemi waza tecniche per colpire i punti vitali

Gassho mani giunte in posizione di preghiera

Geri: calcio (anche keri)

Harai: spazzata (anche barai)

Hirakiashi: passo laterale

Kaishu tecniche a mano aperta

Kakare geiko pratica del tagliare

Kakete uncino o presa bloccante

Kansetsu waza tecniche di leva

Keiko pratica, solitamente con un partner

Kime: tensione

Kote gaeshi presa al polso con lancio

Kuzushi sbilanciare l’avversario nella fase iniziale di un lancio

Morote con entrambe le mani

Nagashi spazzata

Nagewaza tecniche di lancio

Oji waza tecniche di difesa

Osae spingere

Otoshi cadere in verticale

Oyasumi riposo

Sabaki spostamento del corpo

Semeriwaza tecniche di attacco (anche shikakiwaza)

Shimewaza tecniche di strangolamento

Suriashi spostamento in cui la posizione si allunga e poi si accorcia (anche okuriashi)

Taisabaki: manovra evasiva con rotazione del corpo

Tobi: volante

Todome colpo finale

Tsuki: pugno

Tsugiashi saltello

Tsukuri sfruttare il movimento dell’avversario

Uchi: percossa

Uke: parata

Ukemi tecniche di caduta

Undo fondamentali

Yoriashi scivolare

 

Pugni (Tsuki)

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Gyaku tsuki pugno con la mano contraria alla gamba avanti Heiko tsuki doppio pugno simultaneo con le braccia parallele

Ippon ken pugno con la nocca del medio alzata

Kage tsuki pugno incrociato

Ken mano chiusa a pugno

Kizami tsuki pugno a corta distanza

Morote tsuki doppio pugno simultaneo (jodan e gedan)

Oitsuki pugno con la mano corrispondente alla gamba avanti

Ren tsuki doppio pugno

San(bon) tsuki triplo pugno

Seiken mano chiusa a pugno

Seiken tsuki pugno diretto

Tattezuki pugno verticale

Tsuki pugno

Tsuki uke pugno che serve contemporaneamente come parata

Ura tsuki pugno corto rovesciato

 

Calci (Keri)

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Fumikomi (geri): calcio verso il pavimento (letteralmente: “invadere il teritorio”)

Hiza geri calcio con il ginocchio

Kakato geri calcio con il tallone

Kansetsu geri calcio diretto alle giunture

Keagi calcio frustato

Kekomi calcio spinto

Kin geri calcio ai genitali

Mae geri calcio in avanti

Mawashi geri calcio circolare

Namiashi parata, spazzata o calcio effettuata alzando il piede verso l’inguine; lett. “onda con la gamba”

Sokuto geri calcio con il taglio del piede

Tobi geri calcio volante

Uchi kakato geri calcio con il tallone verso l’interno

Ushiro geri calcio all’indietro

Yoko geri calcio laterale

 

Percosse (Uchi)

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Hiji ate colpi di gomito (anche empi uchi). Sono portati in cinque direzioni: mae (in avanti), mawashi (con rotazione), otoshi (verso il basso), ushiro (indietro) e yoko (laterale)

Koko la bocca della tigre: colpo alla gola con la pelle tra il pollice e l’indice

Kumade percossa dell’orso: colpisce il palmo della mano con le cinque dita piegate

Kumi-uchi Tecniche di presa sviluppate per il combattimento ravvicinato.

Nukite: mano a lancia (colpisce la punta). A seconda di quante dita sono estese, il nukite si dice ippon (un dito), nihon (due), sambon (tre), yonhon (quattro), o gohon (cinque).

Oyayubi uchi colpo di pollice

Shime strangolamento

Shuto uchi: mano a coltello (colpisce il taglio)

Teisho colpo con la base della mano

Tettsui uchi: pugno a martello

Uraken uchi: percossa con il dorso della mano

Yokomen uchi colpo a lato della testa

 

Parate (Uke)

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Awase uke parata con i polsi incrociati

Haishu uke parata a mano aperta con il dorso della mano

Jodan uke parata alta

Kakiwake uke parata di separazione in cui entrambe le mani allentano la presa dell’avversario sulle spalle

Kouke parata a becco di gallo

Morote uke parata rinforzata

Nagashi uke parata con spazzata

Nagashi uke kakete parata con spazzata e presa

Osae uke parata con spinta

otoshi uke parata verticale verso il basso

Ryowan uchi uke parata interna doppia (come in Sanchin)

Sukui uke parata a cucchiaio

Tsukami uke parata e afferramento

Yumitori uke parata dell’arciare

 

Direzioni

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Age: verso l’alto

Ato: all’indietro

Choku: diretto

Chudan: medio

Embusen: lo schema di direzioni di un kata

En cerchio

Gedan: basso

Gyaku: opposto

Hidari: sinistra

Higashi: est

Jodan: alto

Kita nord

Maai distanza

Mae: frontale

Massugu dritto davanti

Mawashi: con rotazione

Mawatte: girare su se stessi

Migi: destra

Minami sud

Moto no ichi tornare alla posizione iniziale

Mukai ni contrario, opposto

Naka parte interna

Naname diagonale

Nishi ovest

Shiho le quattro direzioni

Shita ni sotto

Soto: parte esterna (contrario di naka)

Ura: esterno, inverso

Ushiro: dietro

Yoko: laterale

Ue ni sopra

Yuka pavimento

 

Anatomia

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Ashi: gamba, polpaccio

Ashikubi: caviglia

Atama: testa

Empi: gomito (Giappone)

Ensho: la parte posteriore del tallone

Do: torso, torace

Haishu: dorso della mano

Haito: il taglio della mano

Hara: fegato

Heisoku: l’interno del piede

Hiji: gomito (Okinawa)

Hiza: ginocchio

Jiku ashi gamba su cui si ruota

Kakato: tallone

Koshi: la pianta del piede (parte anteriore); le anche

Kote: polso, avambraccio

Men: viso, testa

Naiwan: la parte esterna del braccio

Soku: piede

Sokuto: la parte laterale del piede

Tai: corpo

Tanden: centro di energia del corpo

Te: mano

Tekubi polso

Teisho: palmo della mano

Tsumasaki : le punte delle dita dei piedi

Ude: avambraccio

Wan: braccio

Yubi: dito

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